La pagina dedicata ai diritti delle persone in carcere e, in particolare, all’attività dello Sportello giuridico del carcere di Bollate.
a cura di Claudia Pecorella
L’espulsione dello straniero: una misura che non deve essere applicata in modo automatico
A cura di Clara Tacconi
Nel provvedimento allegato, il Magistrato di sorveglianza di Milano rigetta l’applicazione della misura alternativa dell’espulsione di un cittadino moldavo, in ragione del lungo periodo di tempo trascorso nel nostro Paese, ove sono presenti anche dei familiari.
L’espulsione, disciplinata dall’art. 16 comma 5 del D.lgs. 286/1998 (Testo Unico dell’immigrazione), viene disposta nei confronti di persone straniere che devono scontare una pena detentiva anche residua non superiore a due anni e sono prive di un regolare titolo di soggiorno.
Pur trattandosi di una misura di carattere amministrativo – diversamente dalle altre misure alternative, di carattere penale, contemplate dall’ordinamento penitenziario – la sua applicazione non deve considerarsi automatica. Come ha chiarito la Corte costituzionale, nella recente sentenza n. 73 del 2025, «il magistrato di sorveglianza è tenuto a operare una ponderazione di interessi quanto agli effetti dell’eventuale espulsione sulle condizioni personali e familiari della persona interessata, nel rispetto dei divieti di espulsione per condizioni di vulnerabilità oggettiva e soggettiva previsti dall’articolo 19 del decreto legislativo numero 286 del 1998, che lo stesso articolo 16, comma 9, del testo unico richiama».
Al rigetto della espulsione, nel caso in esame, il Magistrato di sorveglianza è potuto arrivare grazie alla decisione di indagare sulla situazione personale e sociale della persona coinvolta, rivolgendosi all’area educativa dell’Istituto penitenziario nel quale la persona era ristretta. È così emerso che l’uomo era arrivato in Italia molto giovane e che non aveva più legami con il Paese d’origine, perché tutta la sua famiglia si trova in Italia da molti anni. Inoltre, grazie al percorso trattamentale attuato nel carcere di Bollate e alle risorse presenti sul territorio, è proprio in Italia che l’uomo ha più possibilità di reinserimento sociale, al termine della pena.
